VIVERE NEL TAO

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"Il Tao che può essere detto non è il vero Tao", così sia apre il più noto classico
della tradizione taoista, il Tao Tê Ching, che ciononostante prosegue fino
all'81° capitolo tentando comunque di parlare del Tao! Non si tratta di una
contraddizione interna quanto piuttosto della convinzione che gli aspetti più
profondi della realtà siano sostanzialmente indicibili, anche se si ritiene
sensato tentare di condividere la parte di mistero che si è intuita. Senza la
minima pretesa di un approccio sistematico all'articolato, antichissimo mondo
del taoismo o tantomeno alle profondità metafisiche del Tao ci introduciamo in
punta di piedi solo in semplici immagini del Tao, di cui i primi grandi cantori
furono: Laozi, Zhuanzi e Liezi.

Rimane comunque vero che la tematizzazione del
Tao è talmente presente nell'antica cultura cinese da riaffiorare in contesti
(apparentemente) molto lontani quali il classico testo dei Dialoghi di Confucio
o l'Arte della guerra di Sunzi o anche l'antichissimo Classico dei Mutamenti,
l'I-Ching, influenzando non solo la riflessione filosofica ma anche svariati
aspetti della società cinese: dalla diplomazia di corte, all'antropologia, alla
medicina, fino alle arti marziali. Tentando di parlare dell'indicibile Tao
possiamo partire dal termine con cui viene solitamente tradotto nella lingua
italiana: "Via". Già da solo questo termine non si propone come una rigida
concettualizzazione nozionistica ma piuttosto come una suggestione allusiva: è
più che altro una immagine che non imbriglia il mistero ma ne racconta alcune
caratteristiche, costruite sul fecondo campo dell'esperienza piuttosto che su
aride pagine di pomposi libri. "Via" fa pensare a cammino, a movimento, a
dinamismo: l'armonioso dinamismo cosmico, che trapela dalla natura, rispetto al
quale l'uomo si può porre con sincera umiltà per un serio percorso di crescita
interiore che punta prima di tutto a "non-agire", cioè non interferire con gli
equilibri superiori che lo sovrastano. L'espressione "wu-wei", appunto
"non-agire", tanto cara alla tradizione taoista non significa "non fare niente"
ma appunto fare senza turbare gli equilibri nei quali siamo immersi e che
costituiscono la realtà, agire in sintonia con l'armonia del Tao, con
limpidezza, semplicità, naturalezza, sobrietà, consapevolezza dei nostri
limiti, autocontrollo ... puntando ad un equilibrio e ad un'armonia che da
principi cosmici diventano anche principi esistenziali ed etici. Se intorno a noi
e dentro c'è una grande armonia, o meglio ci sarebbe se noi o altri non la
turbassero, allora il nostro compito dovrebbe consistere prima di tutto nella
personale tensione all'equilibrio, alla calma, alla pace; da questa profonda
disposizione interiore discendono coerentemente innumerevoli applicazioni
pratiche: l'armonioso dinamismo manifestato nella danza o in uno stile sterno
di Wushu (come il Changquan), la duttile e lucida capacità di esercitare un
buon autocontrollo e al contempo di adattarsi alla tecnica dell'avversario per
reagire nel modo più adeguato nel corso del combattimento libero del Wushu
(Sanda), l'equilibrio fisico esercitato nella pratica di uno stile interno di
Wushu (come il Taijiquan), il benessere incrementato dalla pratica del Qi Gong,
la correttezza e deontologia professionale coltivate nel proprio lavoro, la
responsabilità rispetto ai doveri familiari (ricordiamo che i saggi taoisti
erano in genere sposati e avevano figli), la calma e l'autocontrollo nelle
relazioni e situazioni più difficili, l'equilibrio anche come caratteristica
del nostro pensiero e quindi come costante del nostro agire. Il dinamismo del
Tao richiama anche l'efficacia del principio di flessibilità o duttilità, per
questo l'immagine dell'acqua è tanto cara all'autore del Tao Tê Ching (secondo
la tradizione "Lao-zi", "l'anziano-maestro"): "niente al mondo è più molle e
debole dell'acqua; ma nell'avventarsi contro ciò che è duro e forte niente può
superarla" (cap. 43). Altre immagini efficaci di flessibilità sono il bambino
piccolo ed anche la donna: "con la sua tranquillità la femmina prevale sempre
sul maschio" (cap. 61). Secondo il Tao Tê Ching la femmina prevale sul maschio,
constatazione comunque verissima, perché è figura della duttilità, tranquillità
e "debolezza", tutte caratteristiche Yin particolarmente consone al Tao e
quindi caratteristiche vincenti, cioè maggiormente remunerative rispetto alla
complessità della realtà. Prima che caratteristica articolare questa
flessibilità, questa "debolezza", è caratteristica interiore e mentale, in
quanto laboriosa costruzione di un solido equilibrio che sappia interfacciarsi
adeguatamente con ogni aspetto della realtà, senza rigidi schematismi o
incalliti preconcetti. La sincera tensione all'armonia cosmica diviene quindi
rigorosa costruzione della propria armonia interiore, come presupposto
indispensabile di una positiva interazione con il nostro prossimo e quindi
anche come efficace contributo alla costruzione del bene comune. La simbologia
del Tao rimanda ad una rappresentazione della realtà tanto possibile quanto
sostanzialmente indimostrabile, com'è del resto per molte altre
rappresentazioni riguardanti gli alti piani della metafisica (e non solo);
rimane il fatto che per innumerevoli persone simili significati hanno
rappresentato, e possono continuare a rappresentare, una efficace spinta
motivazionale a coltivare la propria interiorità e ad agire con rettitudine:
tutto ciò è reale, possibile e non è cosa da poco, soprattutto in tempi
difficili come quelli che ha conosciuto la Cina nella sua antica storia ma
anche che possiamo conoscere noi oggi. Quelle che abbiamo provato sommariamente
a tratteggiare sono alcune semplici suggestioni, alcune possibili parole sul
Tao, ripercussione di esperienze e meditazioni che dalla remota antichità della
Cina possono ancora interpellare efficacemente l'Occidente e la modernità, non
per inficiarne l'identità culturale quanto piuttosto per arricchirla in un
positivo processo di mutuo scambio; in ogni caso per chi lo desidera e per quel
che ci è dato di intuirne ciò che più conta, sinceramente ed intensamente, non
è il parlare ma il vivere secondo il Tao!

Ferdinando Costa

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