"IL FORTE E' FLESSIBILE" I-Ching, 57

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"Quando nasce, l'uomo è tenero e debole; quando muore, è duro e rigido (rigido = forte).

I diecimila esseri, piante e alberi, durante
la vita sono teneri e fragili; quando muoiono, sono secchi e appassiti. Perché
ciò che è duro e rigido è servo della morte; ciò che è tenero e debole servo
della vita. Dunque: se un'arma è troppo rigida viene distrutta; se un albero è
troppo rigido si spezza ..."

Tao Tê Ching, 76 (dalla
traduzione a cura di J.J.L. Duyvendak)

All'amata immagine
dell'acqua il Tao Tê Ching (il libro della Via e della virtù) aggiunge
l'immagine della pianta e del neonato come esempi di elasticità, di
flessibilità; non si tratta solo di una questione articolare applicabile anche
al Wushu, cosa peraltro non da poco: dalla fluidità di una forma ben eseguita,
alla sintonia di un evento di gruppo o di un combattimento prestabilito, alla
tecnica sapientemente eseguita in un combattimento libero ... nel Wushu, e non
solo, l'armoniosa flessibilità, l'adeguata duttilità, l'equilibrata cedevolezza
non hanno solo a che fare con schemi motori ma anche con schemi mentali. Del
resto le moderne neuroscienze, a partire dagli studi di Howard Gardner sulle
intelligenze multiple (compresa appunto l'intelligenza corporea), avvallano
l'intuizione colta dai saggi dell'antico Oriente sulla poliedricità della mente
e sulla profonda interconnessione fra corpo e mente (nel quadro della più ampia
connessione fra uomo e armonia cosmica). Ecco che il principio fondamentale
della flessibilità, già sancito dall'antichissimo "classico dei mutamenti",
l'I-Ching, diviene indicazione di fondo applicata in Cina agli ambiti di vita
più vari: dalla strategia militare, alla pratica del Wushu, alla diplomazia dei
funzionari di corte ... fino alla speculazione filosofica sul Tao. A proposito di
quest'ultima basti pensare al legame fra il noto principio taoista del wu-wei
("non-agire") e il principio di "flessibilità"; infatti "non agire" non
significa certo "non fare nulla", quanto piuttosto (schematizzando) non
interferire con l'armonia del Tao, adattarvisi cioè, appunto con la massima
duttilità e flessibilità. Coerentemente con questa impostazione gli
atteggiamenti ritenuti più remunerativi dai maestri taoisti sono: l'umiltà, la
conoscenza di sé,  la semplicità, la
naturalezza, la sobrietà, la pacatezza, l'autocontrollo, la rettitudine, la
maturazione interiore ... nella convinzione che, in ultima analisi, costruendo
con questi passi la propria via nella grande Via cosmica "il debole prevale sul
forte e il molle sul duro" Tao Tê Ching, 78.

Ferdinando Costa

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