TAIJIQUAN E SPIRITUALITA'?

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Il Taijiquan può ben indicare lo spirito orientale: ciò che vi si vede rimanda ad altro e in un modo particolarmente ineffabile! Un occidentale potrebbe interpretare questa specialità del Wushu come una sorta di meditazione in movimento, carica di valenze spirituali, mistiche oppure anche esoteriche: a questo proposito si può notare come il Taiji abbia di certo legami non trascurabili con il Taoismo, con la medicina tradizionale cinese e come innegabilmente giovi al benessere psicofisico e sia decisamente efficace nel rasserenare; peraltro la presenza di questi elementi non autorizza automaticamente a spingersi sui piani della spiritualità, si potrebbe correre il rischio di fare torto sia al Taiji sia alla spiritualità!

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RISCONTRO SUI BENEFICI DEL TAIJI E DEL QI GONG

I grandi frutti di una piccola pratica

Un’esperienza concreta sui benefici del Taijiquan e del Qi gong

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Da circa due anni pratico con assiduità ogni mattina per circa una mezz’ora alcuni esercizi di Taijiquan e di Qi gong, questo di regola nei giorni feriali come in quelli festivi e di vacanza. Anzi considerando gli impegni familiari, dati ad esempio dalla gestione di quattro figli (che vanno dai 5 mesi ai 12 anni), i giorni lavorativi sono per me quelli in cui la pratica è più sicura, basta puntare la sveglia mezz’ora prima dell’alzata del figlio più mattiniero. E’ vero che un impegno portato avanti con assiduità richiede una certa dose di disponibilità al sacrifico e non è sempre immediatamente gratificante, la stanchezza a volte si fa sentire, ma è altrettanto vero che questo piccolo esercizio di disciplina (coerente con lo spirito marziale del Taiji) dà inequivocabilmente frutti abbondanti e buoni per la nostra salute psicofisica.

 

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8° Campionato del Mondo di Wushu

albierihanoi3Solidarietà, Onestà, Nobiltà: con queste parole d'ordine ha preso il via l'8° Campionato del Mondo di Wushu che si è svolto ad Hanoi dall'8 al 14 dicembre 2005, cui ha partecipato una rappresentativa italiana di ben 19 atleti, la più numerosa di sempre (ricordiamo le precedenti edizioni: a Pechino nel 1991, a Kuala Lunpur nel 1993, a Baltimora nel 1995, a Roma nel 1997, a Hong Kong nel 1999, a Jerevan nel 2001 e a Macao nel 2003).

Ho avuto l'onore di partecipare a questo Campionato, in qualità di allenatore della nazionale di Sanda, ed è stata un'esperienza meravigliosa che porterò sempre nel cuore, non solo per gli eccezionali risultati sportivi conseguiti dai nostri atleti, ma per tutte le indimenticabili emozioni che un evento di questo tenore suscita in ogni persona che, a qualsiasi titolo, ha la fortuna di prendervi parte.

Ogni atleta che pratica wushu dovrebbe poter aspirare a partecipare ad una competizione di questa portata, conoscere persone provenienti da tutte le parti del mondo, che appartengono a culture, religioni e costumi diversi e parlano lingue sconosciute, eppure hanno tutte fatto un percorso analogo, mettendo identica fatica e passione in questa meravigliosa attività sportiva, che diventa elemento di unione e di interscambio, non solo sportivo ma soprattutto umano. Non è forse questo modo di praticare e sentire lo sport cui si richiamano i cerchi olimpici, e gli ideali cui si riferiscono?

 

La IWUF (Internetional Wushu Federation) è l'unica Federazione Internazionale di arti marziali cinesi riconosciuta dal Comitato Internazionale Olimpico (CIO), e in Vietnam ha presentato un Campionato mondiale effettivamente rappresentativo del mondo intero: sessantasette le nazionali presenti, i cui rispettivi atleti sono l'espressione del livello agonistico più alto dei paesi cui appartengono. Nella specialità delle forme erano presenti 290 atleti (200 maschi e 90 femmine), mentre nella specialità del combattimento 260 atleti (198 maschi e 62 femmine). Vorrei infatti ricordare che solo la squadra della Federazione nazionale riconosciuta dal proprio organismo governativo (nel caso dell'Italia la FIWuK - Federazione Italiana Wushu Kungfu, riconosciuta dal CONI) ha il diritto di partecipare ai Campionati mondiali (ed Europei) accreditati dal CIO ; tutte le altre federazioni che, pur operando in seno allo stato non ne vengano da questo ufficialmente riconosciute, ne sono escluse.

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